Hello world!

Welcome to WordPress.com. This is your first post. Edit or delete it and start blogging!

Published in: on aprile 16, 2010 at 6:57 am  Comments (1)  

Margarete (Grete) Schütte-Lihotzsky

Cucina di Francoforte”, prototipo della cucina componibile

Margarete (Grete) Schütte-Lihotzsky (Vienna, 23 gennaio 1897 – Vienna, 18 gennaio 2000) è stata un architetto austriaco. Si diploma nel 1918 alla Scuola Professionale d’Arte di Vienna in una delle due sezioni di architettura. Dedicata tutta la sua vita al miglioramento delle condizioni di vita delle classi disagiate e delle categorie deboli, in particolare donne e bambini. Ma la sua ricerca si allarga allo studio dell’ambiente domestico ed in particolare della cucina che si impegna a riorganizzare secondo dimensioni ed arredi più razionali. Da questi studi nasce la cucina di Francoforte (1926-27), prima “cucina moderna”, progetto che ha largamente influenzato tutta la successiva produzione di questo ambiente. Negli stessi anni, l’impegno per il miglioramento della condizione femminile è alla base degli interessanti progetti dell'”abitazione per donne che lavorano e vivono sole”, mentre gli studi sugli spazi per i bambini portano Margarete Lihotzky a progettare scuole, asili e parchi gioco secondo criteri che verranno a lungo riproposti.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:47 PM  Lascia un commento  

Maria Telkes


Sistema di distillazione solare per rendere potabile l’acqua di mare, Casa Carlisle, forno solare

Maria Telkes (1900 – 1996), biofisica e associata al MIT (Massachusett Institute of Technology), nel 1920 durante la seconda guerra mondiale inventò un distillatore di plastica capace di produrre, col Sole, qualche litro di acqua dolce dal mare per i naufraghi. Il principio dei distillatori solari è relativamente semplice: l’acqua del mare o salina viene posta dentro una specie di scatola chiusa, coperta da una superficie trasparente di vetro o plastica esposta al Sole. L’energia solare entra attraverso la copertura trasparente, scalda l’acqua salina, una parte dell’acqua evapora e si condensa sulla superficie interna della lastra trasparente che copre il distillatore. Nel 1948 diresse la costruzione della prima abitazione sperimentale a riscaldamento solare, (la Casa Carlisle) cui seguirono generatori termoelettrici per usi spaziali e terrestri. Le invenzioni di Maria Telkes nel solare furono applicate anche all’agricoltura. Telkes si dedicò poi alla realizzazione di un forno solare, una struttura da usare all’aperto, costituita da un corpo centrale in cui si inseriva il cibo, e da una serie di pannelli riflettenti di alluminio, disposti in modo da catturare il calore del Sole,un modo più rapido per gli agricoltori ad asciugare i loro raccolti.
Nel 1954 presso i laboratori Bell vide la luce la prima cella solare commerciale:venne realizzata una giunzione planare su un monocristallo di silicio.Il costo proibitivo e una tecnologia ancora primordiale ne limitarono l’utilizzo ad applicazioni spaziali quali ad esempio l’alimentazione elettrica dei satelliti artificiali. Successivamente , migliorata la resistenza delle celle alle condizioni ambientali, si cominciarono a studiare celle solari per applicazioni terrestri. Telkes ha guadagnato circa 20 brevetti nel corso della sua carriera, ha continuato la sua affiliazione con l’Università del Delaware e servito come consulente di una grande varietà di aziende e organizzazioni in tutto il mondo fino alla sua morte all’età di 94 anni. Morì nella sua nativa Budapest il 2 dicembre 1995.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:44 PM  Lascia un commento  

Hedy Lamarr, nome d’arte di Hedwig Eva Maria Kiesler


Inventò un sistema segreto di comunicazione di controllo radio delle torpedini che è alla base dello «spread spectrum»

Hedy Lamarr fu resa famosa dal primo nudo del cinema, nel film austriaco Estasi, da lei interpretato nel 1932 a 19 anni. Ma non è per questo che da agosto l’ attrice, divenuta poi una superstar hollywoodiana, figura nel Museo delle donne ed è stata premiata dall’ Istituto d’ ingegneria elettronica di Washington. La storia, e non solo quella femminile, le rende omaggio nel primo anniversario delle stragi delle Torri gemelle di Manhattan non perché diva, ma perché scienziata, o meglio inventrice. Nel 1942 infatti, esattamente sessant’ anni fa, Hedy Lamarr e l’ allora suo compagno, il compositore George Antheil, brevettarono un sistema di controllo radio delle torpedini che è alla base dello «spread spectrum», la tecnologia della comunicazione di alcuni dei telefoni cellulari e dei satelliti militari. Lo fecero per aiutare il loro Paese di adozione contro il nazismo. Negli anni Trenta e Quaranta, la storia di Hedy Lamarr, considerata la massima bellezza del suo tempo, appassionò il mondo intero. L’ attrice, nata e cresciuta a Vienna, sposò Fritz Mandl, un grande produttore di armi austriaco, amico di Hitler e Mussolini, da cui si recò ripetutamente con lei. La persecuzione degli ebrei la indusse a lasciare il marito e l’ Austria, e a rifugiarsi prima in Inghilterra poi negli Stati uniti. Esperta degli armamenti tedeschi, allo scoppio della Seconda guerra mondiale Hedy Lamarr si mise a disposizione del Pentagono. Una sera, ascoltando George Antheil al piano, concepì l’ idea di dotare le torpediniere americane di un sistema di controllo radio indecifrabile per il nemico. Anziché segnali su un’ unica frequenza, facili da intercettare e bloccare, come avviene normalmente, disse al compositore, bisognerebbe usare frequenze sempre diverse, impossibili da neutralizzare, come le note di una canzone. George Antheil costruì un rudimentale apparecchio radio, detto «Sistema segreto di comunicazione», e il Pentagono lo brevettò a loro nome nel 1942. L’ apparecchio era troppo ingombrante, e non fu adottato dalla marina militare. Ma nel 1957 una società hi-tech, la Sylvania electronic, lo realizzò nella nuova forma di transistor: l’ invenzione dell’ attrice e del compositore venne impiegata per la prima volta nel blocco navale di Cuba nel 1962. Nel premio alla memoria di Hedy Lamarr, che morì nel 2000 quasi novantenne, l’ Istituto di ingegneria elettronica definisce il brevetto «un contributo importante alle più diverse tecnologie moderne, dal radar all’ Internet». L’ attrice non percepì un soldo, ma non se ne rammaricò: «Il mio obbiettivo» dichiarò «era di consentire alle torpedini americane di affondare impunemente le navi tedesche. Non lo raggiunsi, ma il brevetto si è rivelato lo stesso prezioso sia in guerra sia in pace». La vicenda non fu mai pubblicizzata, le cronache erano più interessate agli amori e ai mariti di Hedi Lamarr, che inclusero tra gli altri Charlie Chaplin e lo scrittore Eric Maria Remarque. L’ attrice abbandonò il cinema negli anni Cinquanta, e a poco a poco venne dimenticata. Ci sono voluti sessant’ anni per scoprire che Hedi Lamarr, alias Hedwig Eva Maria Kiesler, fu qualcosa di più di un magnifico, giovane corpo che nuotava nudo in un lago: una donna coraggiosa, indipendente, colta, capace di straordinarie intuizioni.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:37 PM  Lascia un commento  

Bain Marie


Maria l’ebrea però le cose sono un po’ diverse, in quanto questa splendida signora, che visse ad Alessandria d’Egitto nel periodo ellenistico, ha scoperto molteplici cose, alcune delle quali ancora oggi non sono state superate da nuove scoperte e tutto questo grazie a coloro che anche se non scoprono qualcosa di nuovo, almeno scoprono qualcosa di piacevole: i professionisti della cucina.
Maria o Miriam è colei che ha dato il suo nome all’apparecchio “bain marie”, ossia il doppio bollitore, senza il quale sarebbe assolutamente impossibile la preparazione di piatti che conservano il sapore inalterato dell’ingrediente principale!
Maria, non ha scoperto il doppio bollitore solo per preparare le sue creme senza che loro impazziscano, o per far sciogliere il cioccolato senza che si alteri la sua composizione, o per riscaldare i suoi cibi senza distruggerne il sapore, ma per facilitare il suo lavoro in laboratorio.
Della “madre dell’alchimia” ci parla Zosimo da Panapoli d’Egitto, alchimista, che scrisse in greco il manuale più antico di alchimia. Zosimo, visse cinquecento anni dopo Maria, quindi le informazioni sulla sua vita sono coperte dalla nebbia del mito che… si è addensata con il passare del tempo, in quanto più tardi si è conferita all’alchimia un carattere metafisico, che inizialmente, all’epoca di Maria l’ebrea, non aveva…Per la sua vita quindi si possono fare solo delle ipotesi. Visse attorno al 300 a.C., e se fosse veramente ebrea non lo sappiamo, semplicemente Zosimo la definisce “sorella di Mosè”. Lavorò poco dopo Euclide e si suppone avesse conosciuto Archimede ad Alessandria. Non c’è nessuna prova che dimostri che Maria si fosse interessata dell’alchimia metafisica, al contrario, il fatto che fondò una scuola di alchimia per tramandare le sue conoscenze, per lo più sugli strumenti che inventò, ci fanno pensare che fosse una scienziata, pioniere della meccanica della chimica. L’apparecchio che utilizziamo oggi in cucina veniva chiamato nell’antichità κηρoτακίς(Kerotakis), in quanto il doppio bollitore conservava calda la cera che utilizzavano i pittori nella tecnica ad encausto (una tecnica pittorica eseguita su tavola o su muro, che si avvale della cera come componente del legante), di cui un esempio sublime sono i celebri ritratti del Fayum. Secondo un’altra interpretazione il doppio bollitore veniva chiamato κηρoτακίς in quanto era utilizzato per bagnare i metalli e definivano “κέρωμα” il bagno in quanto i vapori condensandosi avevano la consistenza della cera. Infatti, il “Kerotakis” consisteva in una sfera o in un cilindro con la calotta emisferica messa sul fuoco, nella cui parte bassa venivano riscaldate soluzioni di mercurio, di solfuro di arsenico e zolfo; alla sommità del cilindro erano posti i metalli da trattare; i vapori dello zolfo attaccavano il metallo liberando solfuro nero (il nero di Maria) che si pensava fosse il primo stadio della trasmutazione. Continuando a riscaldare si poteva ottenere una lega simile all’oro la cui composizione variava a seconda dei metalli posti sul piatto o del mercurio e dei composti dello zolfo usati. Inoltre, la parte superiore del bollitore in base ai principi di Ermete Trismegisto doveva essere sigillato, doveva cioè essere “ermeticamente chiuso”. Il Kerotakis fu anche usato per l’estrazione degli oli vegetali come ad esempio l’acqua di rose.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:32 PM  Lascia un commento  

Katherine Blodgett


Vetro anti-riflesso (Katherine Blodgett, Schenectady, New York).

Chi ha una certa età e ha sempre portato gli occhiali si ricorda certamente di quanto fossero scomede e fastidiose le vecchie lenti che riflettevano la luce. Ma a Katharine Burr Blodgett (1898 – 1979) non sono grati solo miopi, astigmatici, presbiti e via dicendo: le Lenti Antiriflesso(1939) , frutto del suo ingegno, sono servite per microscopi e proiettori, macchine fotografiche e bussole. Le distorsioni figle del riflesso, e i problemi che ne sono conseguiti, sono dunque un lontano ricordo grazie a questa signora che vanta un primato non da poco: è la prima donna assunta nei laboratori di ricerca della General Electric a Schnectady new York, dove lavora come assistente di Irving Langmuir, premio Nobel per la Chimica. Gli stimoli non le mancano, tant’è vero che più tardi è anche la prima donna a guadagnarsi un posto al Phd in Fisica all’Università di Cambridge. Quando rientra a Schenectady, l’allieva supera il maestro, infatti , le invenzioni di Langmuir, che riguardano dei rivestimenti monomolecolari ( componenti chimici oleosi che ricoprono la superficie dell’acqua, metallo o vetro formando una pellicola che ha esattamente lo stesso spessore di una molecola), sono delle curiosità scientifiche che non hanno un’applicazione pratica. Blodgett si accorge che come queste pellicole riducono i bagliori sulla superficie dell’acqua, possono anche ridurre i bagliori della luce riflessi sulle superfici di vetro. Dopo diverse prove, grazie a una pellicola a base di bario, arriva a definire la prima lente al mondo trasparente al 100%, veramente invisibile. Riceve il brevetto per la “ struttura della pellicola e il metodo di preparazione” che ha dato al mondo un prodotto prezioso. E che ha trovato le applicazioni più varie ( basti citare la costruzione delle ali di aerei resistenti al ghiaccio).

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:26 PM  Lascia un commento  

Ruth Handler

La storia di Barbie inizia nel 1938, quando due giovani sposi, Ruth ed Elliot Handler, vanno a vivere a Los Angeles. Le varie vicende professionali che coinvolgono la coppia portano, nel 1945, alla nascita del nome “Mattel” dove “Matt” sta per Mattson ed “el” per Elliot. Hardol Mattson, amico di Elliot, lavora con lui nel garage di casa, trasformato in un vero e proprio laboratorio. Qui producono manufatti di legno ed in seguito anche mobili per case di bambole. Ruth collabora attraverso le sue idee, avviando la Mattel verso una produzione rivolta sempre più al mondo dei giocattoli. Vorrebbe anche iniziare a produrre le bambole. Lei aveva già in mente l’immagine “moderna” della bambola ideale: gambe lunghe, vita sottile, busto florido e tratti del volto dettagliati. Ma, anche di fronte a tanta precisione, nessuna delle sue idee viene presa in considerazione. Nel 1956, in Svizzera, Ruth Handler vede nella vetrina di un negozio di giocattoli una bambola che corrisponde a quella da lei pensata. La bambola in questione si chiama Lilli e misura 29,5 cm di altezza; realizzata in plastica, raffigura una donna famosa che ricorda Brigitte Bardot. Lilli ha già una sua storia e gode di un vasto successo quando viene scoperta da Ruth. Lilli nasce in Germania prima come personaggio di un fumetto ed era disegnata da O.M. Hausser. Rappresentava una ragazza disinvolta e birichina, poi compare sul mercato tedesco il 12 agosto del 1955, indossando un abito specifico tra i molti del suo guardaroba, ma questi abiti non vengono venduti separatamente. Questo incontro tra Ruth e Lilli avvia definitivamente il progetto e convince la Mattel a realizzarlo. Ne acquistarono tre esemplari e, una volta tornati in America, rielaborarono la bambola per far nascere pian piano Barbie, cioè l’esatto opposto della originaria Lilli, ma comunque molto somigliante. La Mattel decide di usare il vinile come materiale di produzione e questo la porta a trovare nel Giappone un ottimo alleato, dove risiedevano numerose industrie specializzate nella lavorazione di questo materiale. Negli anni che vanno dal 1957 al 1964 la produzione di Barbie si espanderà da Hong Kong alla Corea. Il nome è suggerito da quello della figlia degli Handler, Barbara. Il 9 Marzo del 1959, (questa e’ la data ufficiale della nascita di Barbie) realizzarono la prima Barbara Millicent Roberts (nome completo di Barbie). Barbie debutta ufficialmente in occasione della fiera del giocattolo di New York. La bambola si preannuncia già come un fenomeno commerciale senza precedenti: durante il 1959 vengono vendute più di 350 mila Barbie al prezzo di 3 dollari ciascuna. Tale trionfo si deve in gran parte alla geniale intuizione di Ruth Handler, cioè commercializzare una bambola con ampio guardaroba fatto di abiti e accessori venduti separatamente. Nel 1961 compare Ken, il fidanzato di Barbie (Kenneth è il nome del figlio degli Handler). Alla crescita della famiglia si aggiunge, nel 1963, Midge, l’amica di Barbie. Il 1964 è l’anno in cui Barbie approda in Italia. Nel 1964 Barbie cambiò completamente la fisionomia del volto e il tipo di trucco, compaiono le ciglia in fibra sintetica applicate sugli occhi dipinti, più grandi, i capelli cominciano ad allungarsi, sciolti sulle spalle e sono trattenuti da un nastrino alla sommità del capo. Un nuovo brevetto permette l’articolazione in senso rotatorio del busto, questa nuova bambola viene battezzata twist ‘n turn. Nel 1968 Barbie inizia a parlare: la nuova talking Barbie stupisce i suoi fan con tre frasi diverse. Ruth ed Elliot Handler hanno così dato inizio alla storia di Barbie, che è arrivata fino ai giorni nostri.

Published in: on gennaio 30, 2010 at 6:41 am  Lascia un commento  

Barbara Askins


Barbara Askins, un’insegnante e madre attese che i suoi due figli cominciassero la scuola per completare i suoi studi in chimica.Nel 1975 venne assunta dalla NASA presso il Marshall Space Flight Center per trovare un miglior metodo per sviluppare le fotografie astronomiche e geologiche prese dallo spazio, che spesso erano di scarsa qualità.
Le sue ricerche permisero di sviluppare un procedimento completamente nuovo che permise di rilevare nelle immagini numerose informazioni che fino a quel momento non erano visibile all’occhio umano andando ben oltre le speranze iniziali. Nel 1978 brevettò (U.S. patent #4,101,780 del 18 luglio 1978 per un “Method of Obtaining Intensified Image from Developed Photographic Films and Plates.”) questo metodo che permise di migliorare le immagini utilizzando delle sostanze radioattive. I risultati molto positivi spinsero la NASA a estendere la ricerca nel campo dei raggi X e della restaurazione delle vecchie fotografie.
Il brevetto, le fruttò il titolo di “National Inventor of the Year” (inventore americano dell’anno) nel 1978, titolo assegnato per la prima volta a una donna.
Published in: on gennaio 30, 2010 at 6:36 am  Lascia un commento  

Bette Nesmith Graham


Bette Nesmith Graham, nata a Dallas il 23 marzo 1924,inventrice del Bianchetto per coprire gli errori. Il suo nome originale era Bette Clair McMurray, modificato a seguito del matrimonio con Warren Audrey Nesmith quando lei aveva 19 anni. Tuttavia, il loro matrimonio non soddisfò le sue aspettative e dopo la seconda guerra mondiale, entrambi erano divorziati.Nel 1946, a soli 22 anni si ritrova a gestire una situazione molto difficile, un bambino piccolo a carico e senza lavoro. Nel 1951 ottenne il suo primo lavoro come segretaria di direzione nella Texas Bank & Trust. Il passaggio dalla scrittura a mano a quella dattilografica con le nuove macchine IBM fu per lei un vero e proprio trauma: non c’ era documento che non fosse privo di errori di battitura. Fu così che, sfruttando le sue conoscenze nel campo della pittura, la segretaria sbadata inventò un liquido bianco, d’ un bianco che si avvicinasse il più possibile al colore della carta, che coprisse gli errori. Lo chiamò «Mistake out», «Via l’ errore». Fu un successone, i suoi colleghi d’ufficio presto si resero conto dell’efficacia del prodotto e da lì a breve la notizia si diffuse in tutto l’edificio e Bette iniziò a fornire piccole bottiglie etichettate come Mistake Out. Le richieste aumentavano sempre più ,così che Bette impiantò nel suo garage, con l’ aiuto del figlio Michael, una vera e propria fabbrichetta di «Mistake out», che successivamente fu chiamato «Liquid paper». Nel 1979, Bette vendette il brevetto alla Gillette Company per 47 milioni di dollari.

Published in: on gennaio 30, 2010 at 6:30 am  Lascia un commento  

Ann Moore


Ann Moore (1940) è un’infermiera americana ed è accreditato come l’inventore del Snugli e marsupi Weego. Lo spirito inventivo di Moore può essere fatto risalire alla sua infanzia, quando lei creava con poco semplici bambole e giocattoli.Presto ha imparato a conoscere l’importanza della comunità, di pensare in maniera innovativa attingendo a risorse limitate per creare cose nuove. Nel 1960, in seguito a un lavoro umanitario in Togo, Ann Moore vide le madri africane fare qualcosa che trovò molto interessante, portare i loro bambini in brache di tessuto legato saldamente sulle spalle, osservando come i bambini sembravano più calmi, perché si sentivano sicuri e vicini alle loro madri. Tornata a casa negli Stati Uniti, Moore decise di provare a portare la propria figlia nello stesso modo, e chiese alla madre di aiutarla a cucire uno zaino. Con la figlia legato alla schiena, Moore era in grado di guidare la sua bicicletta, fare tutte le commissioni , cucinare, tutto pur restando vicino alla figlia. Ovunque andassero, la gente si fermava a manifestare interesse in quello che allora era considerata una idea radicale. Partendo da un semplice zaino, Moore inventò il marsupio portabebè Snugli ®, fu messo in commercio nel 1969. Grazie alla sua invenzione, madri e padri di tutto il mondo, sono in grado di guidare moto, cucinare e fare commissioni , mentre trasportano i loro bambini a loro vicini.

Published in: on gennaio 30, 2010 at 6:25 am  Lascia un commento