Margarete (Grete) Schütte-Lihotzsky

Cucina di Francoforte”, prototipo della cucina componibile

Margarete (Grete) Schütte-Lihotzsky (Vienna, 23 gennaio 1897 – Vienna, 18 gennaio 2000) è stata un architetto austriaco. Si diploma nel 1918 alla Scuola Professionale d’Arte di Vienna in una delle due sezioni di architettura. Dedicata tutta la sua vita al miglioramento delle condizioni di vita delle classi disagiate e delle categorie deboli, in particolare donne e bambini. Ma la sua ricerca si allarga allo studio dell’ambiente domestico ed in particolare della cucina che si impegna a riorganizzare secondo dimensioni ed arredi più razionali. Da questi studi nasce la cucina di Francoforte (1926-27), prima “cucina moderna”, progetto che ha largamente influenzato tutta la successiva produzione di questo ambiente. Negli stessi anni, l’impegno per il miglioramento della condizione femminile è alla base degli interessanti progetti dell'”abitazione per donne che lavorano e vivono sole”, mentre gli studi sugli spazi per i bambini portano Margarete Lihotzky a progettare scuole, asili e parchi gioco secondo criteri che verranno a lungo riproposti.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:47 PM  Lascia un commento  

Maria Telkes


Sistema di distillazione solare per rendere potabile l’acqua di mare, Casa Carlisle, forno solare

Maria Telkes (1900 – 1996), biofisica e associata al MIT (Massachusett Institute of Technology), nel 1920 durante la seconda guerra mondiale inventò un distillatore di plastica capace di produrre, col Sole, qualche litro di acqua dolce dal mare per i naufraghi. Il principio dei distillatori solari è relativamente semplice: l’acqua del mare o salina viene posta dentro una specie di scatola chiusa, coperta da una superficie trasparente di vetro o plastica esposta al Sole. L’energia solare entra attraverso la copertura trasparente, scalda l’acqua salina, una parte dell’acqua evapora e si condensa sulla superficie interna della lastra trasparente che copre il distillatore. Nel 1948 diresse la costruzione della prima abitazione sperimentale a riscaldamento solare, (la Casa Carlisle) cui seguirono generatori termoelettrici per usi spaziali e terrestri. Le invenzioni di Maria Telkes nel solare furono applicate anche all’agricoltura. Telkes si dedicò poi alla realizzazione di un forno solare, una struttura da usare all’aperto, costituita da un corpo centrale in cui si inseriva il cibo, e da una serie di pannelli riflettenti di alluminio, disposti in modo da catturare il calore del Sole,un modo più rapido per gli agricoltori ad asciugare i loro raccolti.
Nel 1954 presso i laboratori Bell vide la luce la prima cella solare commerciale:venne realizzata una giunzione planare su un monocristallo di silicio.Il costo proibitivo e una tecnologia ancora primordiale ne limitarono l’utilizzo ad applicazioni spaziali quali ad esempio l’alimentazione elettrica dei satelliti artificiali. Successivamente , migliorata la resistenza delle celle alle condizioni ambientali, si cominciarono a studiare celle solari per applicazioni terrestri. Telkes ha guadagnato circa 20 brevetti nel corso della sua carriera, ha continuato la sua affiliazione con l’Università del Delaware e servito come consulente di una grande varietà di aziende e organizzazioni in tutto il mondo fino alla sua morte all’età di 94 anni. Morì nella sua nativa Budapest il 2 dicembre 1995.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:44 PM  Lascia un commento  

Hedy Lamarr, nome d’arte di Hedwig Eva Maria Kiesler


Inventò un sistema segreto di comunicazione di controllo radio delle torpedini che è alla base dello «spread spectrum»

Hedy Lamarr fu resa famosa dal primo nudo del cinema, nel film austriaco Estasi, da lei interpretato nel 1932 a 19 anni. Ma non è per questo che da agosto l’ attrice, divenuta poi una superstar hollywoodiana, figura nel Museo delle donne ed è stata premiata dall’ Istituto d’ ingegneria elettronica di Washington. La storia, e non solo quella femminile, le rende omaggio nel primo anniversario delle stragi delle Torri gemelle di Manhattan non perché diva, ma perché scienziata, o meglio inventrice. Nel 1942 infatti, esattamente sessant’ anni fa, Hedy Lamarr e l’ allora suo compagno, il compositore George Antheil, brevettarono un sistema di controllo radio delle torpedini che è alla base dello «spread spectrum», la tecnologia della comunicazione di alcuni dei telefoni cellulari e dei satelliti militari. Lo fecero per aiutare il loro Paese di adozione contro il nazismo. Negli anni Trenta e Quaranta, la storia di Hedy Lamarr, considerata la massima bellezza del suo tempo, appassionò il mondo intero. L’ attrice, nata e cresciuta a Vienna, sposò Fritz Mandl, un grande produttore di armi austriaco, amico di Hitler e Mussolini, da cui si recò ripetutamente con lei. La persecuzione degli ebrei la indusse a lasciare il marito e l’ Austria, e a rifugiarsi prima in Inghilterra poi negli Stati uniti. Esperta degli armamenti tedeschi, allo scoppio della Seconda guerra mondiale Hedy Lamarr si mise a disposizione del Pentagono. Una sera, ascoltando George Antheil al piano, concepì l’ idea di dotare le torpediniere americane di un sistema di controllo radio indecifrabile per il nemico. Anziché segnali su un’ unica frequenza, facili da intercettare e bloccare, come avviene normalmente, disse al compositore, bisognerebbe usare frequenze sempre diverse, impossibili da neutralizzare, come le note di una canzone. George Antheil costruì un rudimentale apparecchio radio, detto «Sistema segreto di comunicazione», e il Pentagono lo brevettò a loro nome nel 1942. L’ apparecchio era troppo ingombrante, e non fu adottato dalla marina militare. Ma nel 1957 una società hi-tech, la Sylvania electronic, lo realizzò nella nuova forma di transistor: l’ invenzione dell’ attrice e del compositore venne impiegata per la prima volta nel blocco navale di Cuba nel 1962. Nel premio alla memoria di Hedy Lamarr, che morì nel 2000 quasi novantenne, l’ Istituto di ingegneria elettronica definisce il brevetto «un contributo importante alle più diverse tecnologie moderne, dal radar all’ Internet». L’ attrice non percepì un soldo, ma non se ne rammaricò: «Il mio obbiettivo» dichiarò «era di consentire alle torpedini americane di affondare impunemente le navi tedesche. Non lo raggiunsi, ma il brevetto si è rivelato lo stesso prezioso sia in guerra sia in pace». La vicenda non fu mai pubblicizzata, le cronache erano più interessate agli amori e ai mariti di Hedi Lamarr, che inclusero tra gli altri Charlie Chaplin e lo scrittore Eric Maria Remarque. L’ attrice abbandonò il cinema negli anni Cinquanta, e a poco a poco venne dimenticata. Ci sono voluti sessant’ anni per scoprire che Hedi Lamarr, alias Hedwig Eva Maria Kiesler, fu qualcosa di più di un magnifico, giovane corpo che nuotava nudo in un lago: una donna coraggiosa, indipendente, colta, capace di straordinarie intuizioni.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:37 PM  Lascia un commento  

Bain Marie


Maria l’ebrea però le cose sono un po’ diverse, in quanto questa splendida signora, che visse ad Alessandria d’Egitto nel periodo ellenistico, ha scoperto molteplici cose, alcune delle quali ancora oggi non sono state superate da nuove scoperte e tutto questo grazie a coloro che anche se non scoprono qualcosa di nuovo, almeno scoprono qualcosa di piacevole: i professionisti della cucina.
Maria o Miriam è colei che ha dato il suo nome all’apparecchio “bain marie”, ossia il doppio bollitore, senza il quale sarebbe assolutamente impossibile la preparazione di piatti che conservano il sapore inalterato dell’ingrediente principale!
Maria, non ha scoperto il doppio bollitore solo per preparare le sue creme senza che loro impazziscano, o per far sciogliere il cioccolato senza che si alteri la sua composizione, o per riscaldare i suoi cibi senza distruggerne il sapore, ma per facilitare il suo lavoro in laboratorio.
Della “madre dell’alchimia” ci parla Zosimo da Panapoli d’Egitto, alchimista, che scrisse in greco il manuale più antico di alchimia. Zosimo, visse cinquecento anni dopo Maria, quindi le informazioni sulla sua vita sono coperte dalla nebbia del mito che… si è addensata con il passare del tempo, in quanto più tardi si è conferita all’alchimia un carattere metafisico, che inizialmente, all’epoca di Maria l’ebrea, non aveva…Per la sua vita quindi si possono fare solo delle ipotesi. Visse attorno al 300 a.C., e se fosse veramente ebrea non lo sappiamo, semplicemente Zosimo la definisce “sorella di Mosè”. Lavorò poco dopo Euclide e si suppone avesse conosciuto Archimede ad Alessandria. Non c’è nessuna prova che dimostri che Maria si fosse interessata dell’alchimia metafisica, al contrario, il fatto che fondò una scuola di alchimia per tramandare le sue conoscenze, per lo più sugli strumenti che inventò, ci fanno pensare che fosse una scienziata, pioniere della meccanica della chimica. L’apparecchio che utilizziamo oggi in cucina veniva chiamato nell’antichità κηρoτακίς(Kerotakis), in quanto il doppio bollitore conservava calda la cera che utilizzavano i pittori nella tecnica ad encausto (una tecnica pittorica eseguita su tavola o su muro, che si avvale della cera come componente del legante), di cui un esempio sublime sono i celebri ritratti del Fayum. Secondo un’altra interpretazione il doppio bollitore veniva chiamato κηρoτακίς in quanto era utilizzato per bagnare i metalli e definivano “κέρωμα” il bagno in quanto i vapori condensandosi avevano la consistenza della cera. Infatti, il “Kerotakis” consisteva in una sfera o in un cilindro con la calotta emisferica messa sul fuoco, nella cui parte bassa venivano riscaldate soluzioni di mercurio, di solfuro di arsenico e zolfo; alla sommità del cilindro erano posti i metalli da trattare; i vapori dello zolfo attaccavano il metallo liberando solfuro nero (il nero di Maria) che si pensava fosse il primo stadio della trasmutazione. Continuando a riscaldare si poteva ottenere una lega simile all’oro la cui composizione variava a seconda dei metalli posti sul piatto o del mercurio e dei composti dello zolfo usati. Inoltre, la parte superiore del bollitore in base ai principi di Ermete Trismegisto doveva essere sigillato, doveva cioè essere “ermeticamente chiuso”. Il Kerotakis fu anche usato per l’estrazione degli oli vegetali come ad esempio l’acqua di rose.

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:32 PM  Lascia un commento  

Katherine Blodgett


Vetro anti-riflesso (Katherine Blodgett, Schenectady, New York).

Chi ha una certa età e ha sempre portato gli occhiali si ricorda certamente di quanto fossero scomede e fastidiose le vecchie lenti che riflettevano la luce. Ma a Katharine Burr Blodgett (1898 – 1979) non sono grati solo miopi, astigmatici, presbiti e via dicendo: le Lenti Antiriflesso(1939) , frutto del suo ingegno, sono servite per microscopi e proiettori, macchine fotografiche e bussole. Le distorsioni figle del riflesso, e i problemi che ne sono conseguiti, sono dunque un lontano ricordo grazie a questa signora che vanta un primato non da poco: è la prima donna assunta nei laboratori di ricerca della General Electric a Schnectady new York, dove lavora come assistente di Irving Langmuir, premio Nobel per la Chimica. Gli stimoli non le mancano, tant’è vero che più tardi è anche la prima donna a guadagnarsi un posto al Phd in Fisica all’Università di Cambridge. Quando rientra a Schenectady, l’allieva supera il maestro, infatti , le invenzioni di Langmuir, che riguardano dei rivestimenti monomolecolari ( componenti chimici oleosi che ricoprono la superficie dell’acqua, metallo o vetro formando una pellicola che ha esattamente lo stesso spessore di una molecola), sono delle curiosità scientifiche che non hanno un’applicazione pratica. Blodgett si accorge che come queste pellicole riducono i bagliori sulla superficie dell’acqua, possono anche ridurre i bagliori della luce riflessi sulle superfici di vetro. Dopo diverse prove, grazie a una pellicola a base di bario, arriva a definire la prima lente al mondo trasparente al 100%, veramente invisibile. Riceve il brevetto per la “ struttura della pellicola e il metodo di preparazione” che ha dato al mondo un prodotto prezioso. E che ha trovato le applicazioni più varie ( basti citare la costruzione delle ali di aerei resistenti al ghiaccio).

Published in: on gennaio 31, 2010 at 3:26 PM  Lascia un commento